The road

C'è stata un'apocalisse, probabilmente una guerra nucleare, anche se non viene mai detto. Tutto è stato distrutto. Il 99% del genere umano e animale spazzato via. Non esiste più niente. Un padre e il suo bambino sono tra i sopravvissuti. Non sappiamo i loro nomi. Vagano a piedi per lande fredde e desolate, diretti a sud, in cerca di un clima migliore. Si trascinano, in cerca di cibo, in mezzo al nulla. Si devono difendere da bande di disperati, disposti a tutto. L'unica legge è quella della sopravvivenza. Mors tua vita mea. Letteralmente. Non essendoci quasi più cibo, si è passati al cannibalismo.

Lui era un brav'uomo. Di notte sogna la sua vita precedente. La sua vita felice, con sua moglie. Ha una pistola, e si tiene due pallottole di scorta, una per lui e una per suo figlio. Piuttosto che finire mangiati, meglio uccidersi. O forse è meglio uccidersi comunque, dato che non c'è più alcuna ragione di vivere, e stanno lentamente morendo di fame un giorno dopo l'altro.

Nonostante tutto, l'istinto di sopravvivere prevale. Ma giorno dopo giorno, la sua umanità viene sempre meno, soffocata dagli eventi. E' costretto a uccidere. Il bambino fa domande. Chiede al padre di non prendere certe decisioni, anche se questo può rappresentare la morte per loro. Con la sua innocenza, è l'unico in cui rimane un briciolo di umanità (ma non di speranza). Negli occhi dei bambini c'è il futuro del mondo.

Il film non ha un inizio, e non ha una fine. Scorre, semplicemente. Si interroga sul senso della vita. La fotografia desaturata e fredda contribuisce al senso di desolazione. Da tempo non vedevo un film tanto bello e inquietante come "The Road".